Ho letto con interesse un articolo apparso su Mountain Wilderness Italia dal titolo “L’accesso limitato alla natura durante il lockdown è dannoso per la salute, oltre che ingiusto“.
Il tema sostenuto è che impedire la fruizione della natura risulti dannoso sia per il morale che per il corpo delle persone.
Direi che non ci volesse un genio per capire questo, ma evidentemente serviva comunque dare voce a questo argomento peraltro poi caduto nel vuoto come le tante istanze che in questi mesi sono state presentate a più livelli in tema di ambiente e fruizione dello stesso.
Ho cercato quindi di riassumere la mia esperienza sia durante il lockdown di primavera che di quello attuale autunnale.
Due situazioni che per quanto riguardano la mia sfera emotiva si differenziano in maniera sostanziale.
Tra marzo e maggio la novità di una situazione emergenziale ha fatto scattare in me quella modalità “under pressure” che mi ha sempre permesso di affrontare periodi o situazioni particolarmente stressanti e alzare il mio rendimento oltre il 100%. Con la speranza che arrivata l’estate saremmo usciti, ho affrontato con pazienza quei mesi che fotograficamente e non solo sono fantastici. Il disgelo, i torrenti in piena, le foreste verdi che rinascono, ecc.
Ricordo anche la pena patita nelle prime uscite a metà maggio dopo aver trascorso 2 mesi ininterrotti alla scrivania…
Ho poi trascorso l’estate con l’unico obiettivo di una settimana in dolomiti fissata l’anno passato con la spada di Damocle di una qualche chiusura che, man mano le settimane passavano, si faceva sempre più probabile. Settimana poi trascorsa circondato da comuni in zona rossa e con un peso psicofisico devastante.

Oggi mi ritrovo nuovamente confinato all’interno del territorio comunale che per quanto curato non offre praticamente nulla a chi come me necessita di boschi e montagne.
Trascorro le giornate seguendo la luce che cambia all’interno della mia casa mentre alla scrivania compio il mio dovere.
Insieme ad alcuni amici “ci facciamo del male” guardando le nostre webcam preferite non senza invidia rispetto a chi abita in certe zone.
Ma oggi, molto più che in primavera, sono abbattuto. Non riesco a trovare una risposta chiara a questo malessere profondo che cova dentro di me. Mi chiedo quindi come potrebbe cambiare il mio stato psicofisico se potessi, almeno il weekend, recarmi in montagna.
Sono pensieri sui quali cerco di indugiare il meno possibile.
Mi consolo sapendo che ho parecchie sessioni fotografiche da esaminare, mi consolo guardando i dipinti che sto realizzando in questa nuova avventura rappresentata dall’acquerello, mi consolo pensando che per lo meno in questa avventura che è la vita non sono solo ma cammino a fianco di una donna straordinaria.
Questo è il tempo della pazienza e della resistenza.

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[…] ciò, e riprendendo un articolo scritto qualche tempo fa, è sempre più evidente come l’essere umano sia ormai avulso dalla realtà di questo […]