Ritorno a Fotografia Europea dopo alcuni anni di oblio volontario seguito ad una serie di proposte personalmente senza capo nè coda.
Quest’anno, dopo aver letto il programma delle mostre, mi sono fatto coraggio e ho deciso di tornare.
La prima impressione che porto a casa è che finalmente sono stato in grado di trovare una relazione con almeno alcune delle mostre proposte.
Per relazione intendo la capacità di guardare il materiale in mostra ed entrare in empatia con le immagini esposte.
Può sembrare banale, ma vi assicuro che dopo gli ultimi anni di frequentazione di Fotografia Europea, sono spesso tornato a casa con l’idea di aver buttato tempo e denaro.
Quest’anno invece le mostre proposte hanno quasi tutte un piglio quasi documentaristico.
Nonostante non trovi nessun nesso con il tema proposto “Europe Matters”, ho colto, e qui veniamo alla seconda impressione, un messaggio sottointeso comune a quasi tutte le mostre.
Dai tre direttori artistici, Tim Clark, Walter Guadagnini, e Luce Lebart:
In che modo la fotografia e i fotografi contemporanei stimolano risposte alle sfide e alle situazioni che i cittadini europei sono chiamati ad affrontare? Nella nostra selezione in veste di direttori artistici, è questo lo spunto su cui si è basata la riflessione sull’esistenza di un’identità europea comune, e su quanto il mito e la memoria modellino o addirittura rafforzino il nostro senso collettivo di appartenenza.
Cogliere la natura dell’Europa come comunità presenta inevitabilmente numerosi aspetti complessi e difficili: abbiamo selezionato dunque progetti fotografici che si soffermano in particolare sulle persone e sul tema dell’identità, affrontando temi come le politiche di inclusione ed esclusione e la presenza della storia e della cultura in questo momento storico.
Aggiungo che emerge forte il messaggio di un bisogno quasi disperato di recuperare una dimensione ed una relazione con l’ambiente che non sia solo di sfruttamento.
A me pare evidente che siamo quasi alla fine di un ciclo. Forse non vedrò il nuovo, spero almeno di vedere la caduta di questo.
Cambiano le immagini, cambiano i fotografi, cambiano gli ambienti. Il messaggio però che io colgo a gran voce è proprio questo: basta con questa società, basta con questa arroganza, basta con questa superficialità.
Se dall’arte storicamente abbiamo assistito all’avvio di movimento di rinnovamento, forse questo può essere un primo, timido, passo in questa direzione.
Da qualunque parte arrivi l’artista, viene mostrata una “realtà” che di base è avulsa dalla “realtà”.
Un bel gioco di parole che però vi lascio analizzare da soli.


Anche per quest’anno avevo proposto un mio progetto che però non ha trovato il riscontro degli organizzatori, quello che però mi fa piacere è constatare che il filo rosso che unisce tutto è il medesimo che sto tenendo in mado.
Fotografia Europea è visitabile fino all’11 giugno prossimo, vi invito quindi a dedicare un weekend per immergervi tra le strade di Reggio Emilia.
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